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Pubblicato su politicadomani Num 83/84 - Settembre/Ottobre 2008
Ambiente e territorio
Che aria tira nella Valle del Sacco
Nel polo industriale della Valle del Sacco la gente ha respirato per anni benzene e polveri sottili
Maggio 2005. È iniziato dalla analisi di un campione di latte l’allarme avvelenamento ambientale nella valle del Sacco. Il territorio, fra la provincia di Roma, Latina e Frosinone, è sede da un secolo di impianti che in passato hanno reso quell’area, a forte vocazione agricola e zootecnica, il polo industriale del centro sud laziale. Uno sviluppo che ha popolato la zona attirando attorno alle fabbriche decine di migliaia di persone con le loro famiglie. Poi, incoscienza, superficialità e irresponsabilità amministrative e politiche, hanno ridotto la valle a “sito di interesse nazionale” per operazioni di bonifica e di ripristino ambientale. Operazioni iniziate nel 2006 e i cui costi, tanto enormi quanto difficili da monetizzare, sono tutti a carico della comunità. Come al solito, i danni che derivano dallo sfruttamento umano e ambientale di un certo tipo di imprenditoria ricadono tutti sulla comunità che risulta così doppiamente vittima: dello scempio ambientale e dei costi di bonifica.
Potenziali rischi ambientali. Rilevante impatto ambientale per la presenza storica di siti industriali e produttivi. Strategie di intervento. Polveri fini e ultrafini (PM10 e PM2,5). Idrocarburi policiclici aromatici (IPA). Agenti tossici presenti nelle aree urbane e industriali. Sono solo alcuni dei termini ad alto contenuto di allarme che si leggono in uno studio sulla Valutazione della qualità dell’aria nel comune di Colleferro (1).
Sono i PTS (Particolato Totale Sospeso), insiemi di particelle di varia natura solide e liquide presenti nella atmosfera, di dimensioni fra 0,001 micron e 100 micron (1 micron = 0,001 mm), di cui le PM10 e le PM2,5 fanno parte (di dimensioni 10 e 2,5 micron, rispettivamente), insieme al Benzene fra i più pericolosi per la salute. Il Benzene fa parte degli IPA, idrocarburi organici altamente stabili che si originano da processi di combustione incompleta e sono assorbiti da particelle carboniose. Quelle stesse che, prodotte dai tubi di scappamento delle macchine, generano sulle statue, sui monumenti, sulle facciate degli edifici quella patina nera che è possibile togliere solo intervenendo sulle superfici con potentissimi getti ad aria compressa che in sostanza “raschiano” lo strato più esterno. Figurarsi l’effetto che hanno sui polmoni e sui tessuti umani. Devastanti. E, fra gli IPA, il Benzene è il più pericoloso: altamente tossico e cancerogeno accertato, dicono l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e l’IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro).
I maggiori responsabili della produzione di IPA sono il traffico stradale delle aree urbane, le emissioni di industrie che lavorano metalli grezzi e plastiche, le raffinerie di petroli, le industrie chimiche, i fumi prodotti dagli inceneritori di rifiuti, i vapori dei depositi di sostanze tossiche. Sono queste le cause del cancro ai polmoni, allo stomaco e alla pelle che si genera per effetto di inalazione, ingestione e contatto con le particelle killer.
La normativa italiana (D.M. 2-04-2002 n. 6) pone dei limiti di guardia volti a salvaguardare la salute. Per le PTS (incluse le polveri sottili PM10 e PM2,5) il valore medio giornaliero non deve superare i 50 ng/mc (valore ottimale: media annuale di 40 ng/mc). Per il Benzene il limite è indicato nella concentrazione media annuale di 5 ng/mc (un valore ottimale a cui tendere progressivamente nel tempo). Per il benzo(a)pirene, il più tossico degli IPA, il valore giornaliero medio annuale da non superare è di 1ng/mc.
Risulta nella Provincia di Roma che, oltre a Roma, anche tutti e 14 i comuni con una popolazione superiore ai 30mila abitanti sono a rischio. A questi vanno aggiunti Colleferro e Ariccia che per qualità dell’aria sono i più a rischio, nei quali le percentuali di ossido di azoto (NO2), polveri sottili (PM10) e benzene sono più elevate.
L’analisi del 2004 evidenzia una situazione della qualità dell’aria a dir poco allarmante (Tabella A). Una situazione che è destinata a risolversi, ancora per molti anni, in una incidenza di malattie e di decessi superiore alla media, come risulta da uno studio condotto dal Dipartimento di Epidemiologia della ASL Roma E (2). Nonostante le bonifiche di questi ultimi tempi.
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(1) Valutazione della qualità dell’aria nel comune di Colleferro. 1° Working Paper dell’Ufficio Studi della Provincia di Roma, Direzione Generale Ufficio Studi, Servizi di tutela ambientale - Servizio Tutela Aria ed Energia (settembre 2005).
(2) Mortalità e ricoveri ospedalieri dei residenti nella Valle del Sacco, 1997-2004, a cura del Dipartimento di Epidemiologia della ASL Roma E.
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